Dimitri Vaschetto
Fondatore di Collezionezanetti

La passione per le moto d’epoca naque in giovane età, verso i 14 anni, quando iniziai ad avvicinarmi al mondo dei 2 tempi, trafficando sull’unica moto presente al tempo nel garage di casa. La “vittima” in questione era una vespa PX125E dell’84, seguita poco dopo da una Vespa 50 Lusso del ’69, acquistata all’alba dei 17 anni e restaurata totalmente in due anni di paghette e remunerazioni da lavori extra-curricolari.
Proprio quella vespa 50, che fu il mio primo approccio a un processo di restauro, diede il via ad un qualcosa di difficile da descrivere, se non come una profonda curiosità e attrazione verso il mondo delle piccole cilindrate. Dovuto in gran parte alla storia pazzesca che sta dietro ad ogni singolo marchio – nato in quegli anni del miracolo dell’economia italiana – e alle più disparate soluzioni tecniche che ognuno di questi mezzi porta con sé dal giorno in cui ha lasciato il suo creatore.
La passione per le moto d’epoca nacque in giovane età, verso i 14 anni, quando iniziai ad avvicinarmi al mondo dei 2 tempi, trafficando
sull’unica moto presente al tempo nel garage di casa. La “vittima” in questione era una vespa PX125E dell’84, seguita poco dopo da una Vespa 50 Lusso del ’69, acquistata all’alba dei 17 anni e restaurata totalmente in due anni di paghette e remunerazioni da lavori extra-curricolari.
Proprio quella vespa 50, che fu il mio primo approccio a un processo di restauro, diede il via ad un qualcosa di difficile da descrivere, se non come una profonda curiosità e attrazione verso il mondo delle piccole cilindrate. Dovuto in gran parte alla storia pazzesca che sta dietro ad ogni singolo marchio – nato in quegli anni del miracolo dell’economia italiana – e alle più disparate soluzioni tecniche che ognuno di questi mezzi porta con sé dal giorno in cui ha lasciato il suo creatore.

Un garage in continua evoluzione
Nel corso degli anni sono andate e venute nel garage di casa decine di motorette e cinquantini: da un Bianchi Falco ad un Guzzi Cardellino, passando dai numerosi Piaggio Ciao, alcuni anche preparati per la celebre Monferraglia. Ma la prima moto che mi convinse ad abbandonare il mondo vespistico rimane indelebile nella memoria; un Mival 125 t del ’51, talmente mangiato dalla ruggine che riuscii a salvare solo un pugno di pezzi, i quali diedero vita al primo progetto di customizzazione. Insomma, si può ammettere con una certa tranquillità che da allora, molteplici motivazioni a due (e tre) ruote, di cui questa in particolare, hanno trovato terreno fertile per riempire le giornate e togliere molte ore di sonno.
Da vespista convinto sono quindi divenuto un grande appassionato di tutte quelle piccole e medie imprese che hanno contribuito a movimentare la nostra nazione; portando a spasso padri e figli spesso inconsci dell’impronta che tutto questo, a distanza di decenni, avrebbe poi lasciato nella nostra storia motoristica. Da questa transizione è nata una collezione (ancora con l’iniziale minuscola) in continua evoluzione, composta da esemplari particolari e sconosciuti di cinquantini e mezzi di piccola cilindrata. Tra questi un OCM, dei Samar Pram pieghevoli, monopattini Go-Ped, una motocarrozzetta Blandino e molti altri.
La ricerca della storia e dell'originalità
Tutti questi mezzi, sono sempre stati uniti da un unico comune denominatore: il lungo e tortuoso processo di indagine mirato ad una profonda conoscenza e comprensione delle loro origini e della loro storia. Chi mi conosce può testimoniare, in tutto ciò potrebbe celarsi un leggero disturbo ossessivo-compulsivo, ma sono convinto che probabilmente (e seriamente parlando) la vera motivazione si nasconda in quell’innata curiosità al dettaglio che mi accompagna da quando ne ho memoria.
Con il crescere della conoscenza e della voglia di lavorare su questi mezzi, l’ago della bussola ha cominciato a puntare anche verso modelli risalenti ai primi decenni del secolo scorso. Tra le moto che in quel periodo passarono per quella che era diventata a tutti gli effetti un’officina, una Monet&Goyon S3G del ’46, una bellissima sotto-canna Umberto Dei e una Hercules MF100 del ’38 hanno lasciato senza dubbio il segno più profondo.
Scelte difficili
Ma il tempo passa e come ogni giovane appassionato senza grandi possibilità economiche, ho dovuto spesso affrontare ardue scelte: cosa voler inserire in collezione e cosa dar via per poterne permettere l’ingresso. Questo motivato anche dalle altre numerose passioni che da sempre riempiono la mia esistenza.
Il punto di svolta, quello per cui sono qui oggi a condividere questa passione con te, gentile lettore, è arrivato in modo del tutto naturale. È avvenuto infatti quando un particolare ciclomotore, dalle caratteristiche uniche, mi ha fatto scoprire la storia di un marchio. Un marchio come tanti, che era diventato sconosciuto, dimenticato dalla storia, alle cui soluzioni tecniche mi sono appassionato così visceralmente da voler intervenire di persona per preservarne la conoscenza e il valore.
La Zanetti Motori.
Perchè la Zanetti Motori?
Tutto iniziò nell’oramai lontano 2018, quando nel viaggio di ritorno dalla rinomata mostra scambio di Imola passai a ritirare una Bicizeta che avevo precedentemente trovato in vendita online. Una vecchia motoretta degli anni ’60, simile a molte altre che affollavano le strade di quell’epoca, ma che mi aveva affascinato a tal punto da volerla inserire in collezione.
Quando la vidi uscire dal garage dov’era stata stipata per molto tempo, illuminata dalla fievole luce di servizio, fu amore a prima vista. Acquistata e portata a casa, la curiosità si trasformò immediatamente in qualcosa di più serio: un’irrefrenabile voglia di approfondirne la conoscenza storica e tecnica. Se ad oggi c’è questo sito capirai che il passo da lì ad una vera e propria missione è stato breve, molto breve.
La sfida del restauro di un marchio dimenticato
Ma (perché si, c’è un ‘ma’), a partire dal primo momento tutto si rivelò tremendamente difficile.
Informazioni quasi inesistenti sulla ditta, sul modello, mancanza di riferimenti storici, insomma per dirla breve sugli aiuti “piatto piangeva”. Avevo già avuto altre esperienze simili, ma complice la mancanza di pezzi, questa volta era davvero difficile. Restaurare un mezzo di un marchio che non rientra nella rosa di quelli blasonati, è davvero una faticaccia. Se è capitato anche a te qualcosa di simile avrai constatato quanto sia difficile trovare informazioni utili e corrette, senza parlare dei ricambi, per carità.
Fortunatamente ci sono i forum: vere e proprie ancore di salvezza dove ci si aiuta tra appassionati, esperti o novelli che si possa essere. Ma, al di fuori di questo, nelle varie ricerche capii che non vi erano punti di riferimento concreti per tutto ciò che ruota attorno ai prodotti dell’originale Zanetti Motori.
Fu proprio in quel momento che nacque un’idea ambiziosa.ì
Un punto di riferimento per il restauro e gli appasionati.
Decisi così di prendere in custodia il lascito di questo marchio, lavorando non solo per la mia sete di conoscenza, ma per impostare un processo e un qualcosa che potesse aiutare attivamente tutti gli appassionati che si sarebbero imbattuti in una delle sue creazioni. Mettere a disposizione la conoscenza maturata fino ad oggi per il bene del nostro patrimonio motoristico è diventata presto una missione, con l’obiettivo di condividere ciò che ho potuto scoprire ed apprendere in questi anni, mettendolo al servizio di tutti.
Spero che questa “pazza” idea possa anche essere d’incentivo per tutti quelli che si vogliono cimentare nella (sempre delicata, ma molto gratificante) fase del restauro, a priori di quale sia il mezzo in questione. Questo sito non vuole solo aiutarti in questo percorso, ma ambisce a diventare un riferimento per chi non si accontenta di un lavoro approssimativo, della solita “verniciata e lucidata”…. Ma che in un restauro cerca la completezza, la perfetta originalità del mezzo e di ognuna delle sue singole parti.